Il tacchino una risorsa per l’uomo

Quando il tacchino sostituì il pavone

Il tacchino fu introdotto in Europa, precisamente in Spagna dall’America, dopo la scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo. Nel XVI secolo, presso le corti francesi, era ancora un animale raro e veniva chiamato “Coq d’inde” trasformatosi successivamente con il nome di Dindon. In Italia il tacchino dalla fine del 1600 sostituì la carne di pavone nelle ricche mense dei nobili. Le cronache di Trento riferivano che nel 1764 il Dindio aveva un prezzo di tre carantani alla libbra, circa metà del prezzo del vitello e lo stesso dell’anatra. Oggi lo sviluppo dell’avicoltura ha portato innumerevoli benefici tra i quali la prevenzione delle malattie degli animali, trasformando l’allevamento stagionale ed artigianale nell’allevamento continuo e con moderne tecnologie.

Carni di tacchino, benessere e leggerezza

Nell’alimentazione odierna le carni di tacchino sono consigliate dai dietologi per il loro modesto contenuto di grassi: mediamente 100 gr di carne di petto (fesa) producono 107 Kcal e contengono un limitato livello di colesterolo. Una caratteristica della carne di tacchino è il contenuto di triptofano, un aminoacido essenziale noto come regolatore del sonno e dell’umore. Comunque la ricchezza in aminoacidi essenziali e in ferro rendono la carne di tacchino indispensabile per diete ipocaloriche, per l’adolescenza, per le future mamme, per gli sportivi, per gli anziani e per tutte quelle persone che vogliono adottare uno stile di vita sano.